Mr Grand Canyon e il suo eco

La cosa che ti colpisce – che colpisce chiunque – è il silenzio. Il Grand Canyon inghiotte i rumori. Regna un incombente senso di spazio e di vuoto. Là in mezzo non succede nulla.

Bill Bryson – America perduta

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Chiudo in bellezza questa maratona di parchi dell’Ovest con un pezzo forte, di quelli che ti riprometti di vedere prima o poi, perchè non è che ce ne sono tanti di luoghi così al mondo. Inutile prepararsi al Grand Canyon, vedere video, fotografie, documentari. Indipendentemente da quanto abbiate letto sull’argomento o da quante immagini abbiate visto, la sensazione sarà quella di aver buttato un petalo di rosa nel Grand Canyon e aver aspettato l’eco 😀 L’unica soluzione è andare e godersi lo spettacolo coi propri occhi. Proverò a non essere banale, anche se qui la vedo veramente durissima!

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La tribù dei Navajo ha un detto: il Grande Abisso rivela all’uomo lo sguardo del cuore. Se siete in cerca di risposte, forse siete arrivati nel posto giusto. Hannah fa l’autista di uno dei tantissimi autobus che portano i turisti da un view point all’altro, e lei le ha trovate le risposte, 15 anni fa.  “Sono venuta qui da turista e non me ne sono più andata, il tempo di prendere le mie cose in Indiana e ho cambiato vita. Arrivi da Tusayan, prima vedi solo prateria, altopiano, poi ti si apre l’infinito. I colori delle rocce, l’aria calda che sale alla gola, l’immensità del canyon. Non avevo parole, solo un cuore che batteva forte. Sono andata all’Ufficio del Parco, cercavano autisti e sono rimasta. Sono felice, da 15 anni sono felice.” Così semplice, così ovvio.

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Si arriva fino a a 2.267 metri, all’entrata del Gran Canyon National Park (versante South Rim) e capisci subito perchè l’hanno chiamato GRAND Canyon. Il Grand Canyon grande lo è davvero. 446 chilometri tra il confine con lo Utah e quello con il Nevada nel nord ovest dell’Arizona, una profondità che arriva a 1600 metri (a nord si arriva quasi a 2500 metri), una larghezza che arriva a 27 chilometri. Sul fondo del Canyon, il fiume Colorado sembra un piccolo ruscello. Rilievi al contrario, scolpiti dal vento, dall’acqua, dal ghiaccio, che danno la vertigine del tempo.

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Un estremo di bellezza e di elementi, insopportabile il caldo in estate e freddo polare in inverno. La mente fa fatica a concepire uno spettacolo di questa portata, mi sento microscopica, senza parole nè fiato, il silenzio avvolge tutto e là davanti sembra tutto immobile. Dal Mother Point mi prende anche un discreto senso di solitudine, la sacralità di questo canyon si fa sentire e mi viene spontaneo respirare a fondo e fare un movimento preparatorio di tai-chi che assomiglia a un aprire le braccia e le mani verso il basso e poi lentamente verso l’alto. Quasi ad accettarne l’energia. Che qui è tantissima.

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Ma torniamo coi piedi per terra e veniamo agli aspetti più pratici per chi ha intenzione di andarci: come si visita il Grand Canyon? Le alternative sono, tralasciando le classiche navette turistiche gratuite inflazionate:

La prima alternativa è pedibus calcantibus, ovvero i nostri fidati piedi: 11 km di trail panoramico sul ciglio del Rim. Lo spettacolo è incredibile ma puoi traslare da un punto panoramico all’altro (ce li facciamo tutti, l’Hopi, Pima, Powell, Desert View e compagnia)…ma alla fine della fiera non cambia una virgola. Quegli 11 km sono uno sputino rispetto al canyon, quindi più o meno vi sembrerà di non esservi praticamente mossi, il panorama è identico.

Se poi la stagione lo consente, ci sono tre Trail che scendono verso la gola del Canyon (il Bright Angel Trail, South Kaibab Trail, Hermit Trail). Vivere da dentro le pareti di roccia giù fino al Colorado, ti fa sentire parte di quella immensità, sul trail nonostante la temperatura (35° che nel canyon aumenta) qualcuno risale, qualcuno porta con orgoglio zaini in spalla. Si può trascorrere la notte sul fondo, dopo 15 km di duro cammino in discesa. Per noi con una bambina non si può fare, anche se immagino sia un’esperienza pazzesca, che farei volentieri.

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La seconda alternativa (da prenotare con mesi di anticipo) è l’escursione sui muli. Si parte il pomeriggio e si va, a dorso di mulo, in fondo al canyon. Dormita in tenda e risalita il giorno dopo. Unico dettaglio da tener presente per la cronaca: i muli scendono in gruppo e spesso camminano noncuranti sui cigli del baratro e se soffrite di vertigini … no, non è l’ideale 😦

La terza alternativa è l’esperienza per eccellenza, il Papillon Helicopters o simili: in realtà prima di partire avrei fatto carte false per salire su elicottero qui, perché sono convinta che l’immensità del Grand Canyon te la puoi gustare completamente solo dall’alto…però ragazzi i costi sono altissimi, 250 dollarini a testa per ben 25 minuti di sorvolo (il più economico), noi siamo tre e pure i bambini pagano. Quindi se avete il portafoglio a fisarmonica bene, altrimenti la vedo dura.

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Qualunque strada scegliate, di sicuro non dovete perdervi una cosa : il tramonto!! Troverete un nuovo scorcio, un corvo che posa per voi, i cervi che al calare del sole pascolano nel parco, un paio di scoiattoli che giocano ad un passo dai vostri piedi e potrete solo far pace col mondo 😀

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9 responses to “Mr Grand Canyon e il suo eco

    • come no, cara! ora sui parchi non vi stresserò più, passo alla costa californiana per le ultime tappe. Poi per un pò gli States non mi rivedono 🙂 ho altre mete in testa

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