“Se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in cammino”
Henry David Thoreau
E’ questa frase in copertina che mi ha convinto a leggere questo breve saggio di Thoreau. Ho sempre pensato che dietro ad ogni viaggiatore c’è un’inquietudine di fondo. Certo la voglia di scoperta, di avventura, di fuga, di confronto, di conoscenza, di altro dalla nostra vita quotidiana sono tutti ingredienti presenti all’appello. Ma sotto sotto secondo me un’anima viaggiatrice è un’anima alla ricerca di qualcosa che le è mancato, manca tuttora, e forse mancherà sempre.
Poi per carità è solo una mia idea, niente di più…ma in Thoreau ho trovato una citazione interessante al riguardo 😀
“Molte persone vanno a pescare tutta la loro vita
senza sapere che non è il pesce quello che stanno cercando.”
E Camminare, come scritto in chiusura del libro è “un inno alla libertà dell’uomo che vede nel camminare un moto di elevazione spirituale, un itinerario interiore verso la purezza”. L’autore raccoglie i suoi pensieri durante lunghe escursioni e ci racconta quanto può essere positiva la Natura, nulla di contaminato dall’uomo, niente fretta, lotta, ritmi frenetici, solo foresta e il proprio Sé. Per spingerci a capire che noi siamo parte di essa e attraverso il contatto col “selvaggio” possiamo ritrovare noi stessi.
“La vita è stato selvaggio. Quel che è più vivo è più selvaggio, e quel che non è ancora soggetto all’uomo lo rinvigorisce. È come se colui che si è spinto avanti incessantemente, senza mai cercare riposo dalle proprie fatiche, crescendo saldo e chiedendo molto, si fosse trovato sempre in paesi sconosciuti, in luoghi selvaggi, circondato dal materiale grezzo della vita. Come se si fosse inerpicato sui rami degli alberi nella foresta primitiva.”
E allora capisci che il “camminatore” non è affatto chi mette un passo dietro l’altro e arriva lontano. E’ colui che sa staccarsi completamente dai propri pensieri quotidiani e arriva invece a guardare dentro di sé, e diventare una sorta di tabula rasa per poi entrare in sintonia con le piante, i minerali, gli animali intorno. Insomma il “camminatore è colui che riesce a realizzare un legame simbiotico con la natura tutta nel suo essere incontaminata e selvaggia”, e che sia quindi in grado di collegare l’individuo con la parte vera di sé.
“E gli uomini ricercano pellegrinaggi,
e i pellegrini terre sconosciute.”
Così anche una passeggiata, anche un viaggio relativamente breve diventa un cammino decisivo per l’uomo che lo fa in perfetta consapevolezza. E Thoreau invita i suoi lettori “ad allontanarsi fisicamente dal villaggio per andare a conoscere il linguaggio segreto della natura”, come “rimedio sovrano di tutti i mali, soprattutto quelli che affliggono l’anima”. Gioire del vero ed incontaminato, camminare su una terra che è di tutti, ma non appartiene a nessuno, aspirare alla genuinità. Concetti modernissimi.
E’ un ecologista contemporaneo? No, no, questo saggio viene scritto a metà Ottocento, e secondo me ha qualcosa di profetico…
Questo me lo leggo di sicuro! grazie della dritta!